Se credi di esser vittima di mobbing, puoi agire nei confronti dell'azienda per essere risarcito tramite una una causa di lavoro.
Di seguito indicheremo cos'è il mobbing e come fare una causa per mobbing, indicando i costi e le possibilità di vincere la causa.
Prima di tutto spieghiamo cos'è il mobbing.
Il termine mobbing deriva dall'inglese "to mob" che in italiano è traducibile in "aggredire in massa, accerchiare". Con il termine "mobbing" si indicano quei comportantenti vessatori, sistematici e continuativi da parte di colleghi (mobbing orizzontale) o superiori (mobbing verticale).
Per mobbing si intende quindi l'insieme dei comportamenti del datore di lavoro, dei colleghi o di un superiore nei confronti di un lavoratore, protratti per almeno 6 mesi continuativi. Questi comportamenti hanno la finalità di umiliare il dipendente, isolarlo, bloccargli la carriera, rendere l'ambiente di lavoro ostile, fino a spingerlo alle dimissioni.
Queste le azioni più comuni intraprese dal datore di lavoro per fare mobbing sul dipendente:
- atteggiamenti severi ingiustificati
- minacce
- rimproveri, anche di fronte ad altri colleghi
- sabotaggi
- rimozione degli strumenti di lavoro (per esempio l'auto dell'azienda, il telefono aziendale, la carta di credito aziendale, ecc..)
- demansionamento
- progrerssiva riduzione all'inoperatività
La giurisprudenza ha individuato diversi comportamenti riconducibili al mobbing, per esempio:
- abuso del potere di controllo nei confronti del lavoratore da parte del datore di lavoro, di un colega o un superiore
- dequalificazione e demansionamento
- licenziamento ingiurioso
Il datore di lavoro ha l'obbligo di prevenire o far cessare condotte mobbizzanti da parte di colleghi o superiori del lavoratore (art. 2087 c.c.).
Questo articolo del codice civile vincola il datore di lavoro ad un obbligo di sicurezza nei confronti di tutti i lavoratori. Il datore di lavoro deve quindi segurie tutte le direttive per la prevenzione degli infortuni e per il mantenimento della corretta igiene sul luogo di lavoro, inoltre deve applicare tutte le misure necessarie per prevenire situazioni di danno per la salute fisica, mentale e per la personalità del lavoratore.
Il mobbing è quindi caratterizzato da un insieme di azioni continuative, reiterate nel tempo sul luogo di lavoro, eseguite da uno o più soggetti (datore di lavoro, colleghi, superiori) che arrecano danni di vario genere ad un altro lavoratore.
Una delle definizioni più complete di "mobbing" è quella data dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 4774/2006: "il mobbing consiste in una condotta sistematica e protratta nel tempo, con caratteristiche oggettive di persecuzione e discriminazione, risultanti specialmente da una connotazione speculativa e pretestuosa, che concreta per le sue caratteristiche vessatorie una lesione all'integrità fisica ed alla personalità morale garantite dall'art. 2087 c.c.; tale illecito, che costituisce una violazione dell'obbligo di sicurezza posta da questa norma a carico del datore di lavoro, si può realizzare con comportamenti materiali o con provvedimenti del datore indipendentemente dall'inadempimento di specifici obblighi contrattuali previsti dalla disciplina del rapporto di lavoro subordinato".
Affinchè sussista una condotta riconducibile al mobbing, devono sussistere i seguenti elementi:
a) la molteplicità di comportamenti di carattere persecutorio posti in essere sistematicamente e in modo prolungato contro il lavoratore con intento vessatorio;
b) l'evento lesivo della salute o della personalità del lavoratore;
c) il nesso eziologico tra la condotta del datore, del superiore o dei colleghi ed il pregiudizio all'integrità psicofisica del lavoratore;
L'elemento soggettivo è quello persecutorio ovvero la volontà dei colleghi e superiori di allontanare un lavoratore. Per questo motivo, parte della giurisprudenza ritiene che la fattispecie mobbizzante possa definirsi concretizzata anche senza che il lavoratore dimostri l'intento persecutorio nei suoi confronti.
Ciò che rileva è l'effetto lesivo di tali comportamenti nei confronti di un lavoratore, a prescindere dall'intento persecutorio o doloso.
Mobbing Verticale
Il mobbing verticale (o strategico) è la classica tipologia di mobbing. Deriva dai comportamenti posti in essere dall'alto (dal datore di lavoro o dal superiore gerarchico) verso il basso (sul dipendente sottoposto). Il classico esempio è il capo-ufficio che mobbizza un impiegato.
Mobbing Orizzontale
Il mobbing orizzontale si sviluppa fra colleghi colleghi di pari grado gerarchico; generalmente viene innescato da dinamiche di competitività o invidia.
Mobbing dal Basso
Il mobbing dal basso è un fenomeno meno frequente, in cui sono i dipendenti gerarchicamente subordinati a mobbizzare il capo, tramite una serie di condotte che finiscono per svilire il ruolo del capo ed emarginarlo.
Quick Mobbing
Il quick mobbing scaturisce in presenza di una singola azione vessatoria molto violenta ed intensa, volta a destabilizzare il lavoratore. In questo casonon deve essere rispettato il criterio temporale dei 6 mesi.
Il mobbing può provocare alla vittima un danno patrimoniale e/o un danno non patrimoniale.
Danno patrimoniale causato dal mobbing
Il danno patrimoniale è l'insieme dei danni economici diretti subiti dal lavoratore a causa del mobbing come ad esempio il mutamento peggiorativo delle mansioni.
I casi più frequenti di danno patrimoniale da mobbing sono:
- il danno da demansionamento o dequalificazione professionale o per perdita di professionalità pregressa. Per esempio se un dipendente addetto alla cassa viene demansionato a altra attività, può perdere l'indennità di cassa. Si tratta quindi di un danno economico diretto.
- il danno emergente: per esempio tutto il denaro speso per cure mediche ostenute a causa della malattia psico-fisica provocata dal mobbing;
- il danno da lucro cessante: per esempio gli eventuali riflessi negativi causati dalla riduzione della capacità di lavoro, e di conseguenza di produrre reddito;
- il danno da licenziamento illegittimo o da dimissioni per giusta causa.
In determionati casi è quindi possibile quantificare con certezza il danno subito.
Qualora non sia possibile quantificare in modo certo il danno subito, il Giudice, se viene provato il mobbing, potrà procedere ad una liquidazione equitativa, adottando come parametro di riferimento una quota della retribuzione per il periodo in cui si è protratta la condotta mobbizzante.
Come precedentemente indicato, il datore di lavoro ha l'obbligo di tutelare e preservare la salute e sicurezza del dipendente sul luogo di lavoro.
Da questo obbligo deriva la responsabilità del datore di lavoro in caso di mobbing. Questa responsabilità scatta sia in caso di mobbing verticale, sia in caso di mobbing orizzontale. Questa responsabilità deriva dal fatto che evidentemente il datore di lavoro non ha adeguatamente tutelato la salute del dipendente e per questo motivo è chiamato a risponderne.
Proprio per questo motivo la causa per il risarcimento del danno da mobbing viene fatta al datore di lavoro e non ai singoli colleghi che hanno tenuto i comportamenti vessatori.
Per poter incaricare un avvocato per avviare una causa per mobbing, è bene accertarsi di avere tutte le prove che lo possano dimostrare. È quindi necessario poter dimostrare:
- di essere stato vittima di comportamenti mobbizzanti da parte del datore di lavoro: per esempio di esser stato vittima di demansionamento o di esser stato privato degli incarichi precedentemente svolti;
- di essere stato ingiustificatamente rimproverato e/o umiliato davanti a colleghi e/o altre persone;
- di essere stato isolato dagli altri colleghi (esempio esser stato spostato in un ufficio da solo senza possibilità di comunicare con altri);
- che questa condotta mobbizzante ti ha danneggiato professionalmente e/o a livello personale: per esempio impedendoti di fare carriera, impedendoti di aggiornarti professionalmente; oppure questi atteggiamenti hanno provocato uno stato di depressione e/o ansia;
- di esserti recato presso un centro specializzato in medicina del lavoro ed essere in possesso di una relazione medica che attesti una condizione di stress, depressione o malessere derivanti dall'ambiente di lavoro.
Occorre provare le condotte mobbizzanti e prolungate nel tempo poste in essere; la prova principale generalmente è costituita dai testimoni. Una volta provato che effettivamente si è stati vittima di mobbing occorre provare il danno subito. In questo caso la prova principale sono i documenti, i giustificativi delle spese sostenute, le perizie mediche, ecc...
Nella causa di risarcimento danni da mobbing l'onere della prova è tutto a carico del dipendente, per questo è importante accertarsi di avere tutte le prove necessarie a supporto della causa.
È opportuno precisare che esistono pronunce che evidenziano che, nel caso in cui il lavoratore non riesca a dimostrare pienamente tutti gli elementi necessari per ottenere un risarcimento da mobbing, tale carenza probatoria non comporta in automatico il rigetto della domanda. Il Giudice può utilizzare gli ampi poteri istruttori previsti affinché la verità processuale e quella sostanziale non viaggino su binari paralleli.
La Cassazione ha identificato 7 parametri di prova decisivi di conflitti e soprusi.
Non tutte le angherie patite in ufficio da parte di superiori o colleghi di pari grado possono definirsi mobbing. Per disincentivare azioni legali avventate, la Corte di cassazione, con sentenza n.10037/2015, ha individuato delle linee guida per riconoscere i reali casi di mobbing:
- I comportamenti mobbizzanti devono durare per un congruo periodo di tempo
- Questi comportamenti non devono essere sporadici, ma reiterati nel tempo (tranne nel caso del "quick mobbing")
- Deve esserci presenza di più azioni ostili
- Tra le azioni ostili rientrano: attacchi alla possibilità di comunicare, isolamento sistematico, demansionamento e/o cambiamenti delle mansioni lavorative, attacchi alla reputazione, violenze, minacce.
- La vicenda deve procedere per fasi successive come: conflitto mirato, inizio del mobbing , sintomi psicosomatici, errori e abusi, aggravamento della salute, esclusione dal mondo del lavoro
- Deve esserci l'intento persecutorio
- Deve esserci un'organizzazione premeditata volta a turbare il lavoratore.
Per avviare una causa di mobbing è necessario depositare in Tribunale un ricorso che viene redatto da un avvocato (possibilmente un avvocato esperto in diritto del lavoro).
La causa si fa sempre davanti al tribunale del lavoro competente per territorio.
Il ricorso è bene indicare sin dall'inizio la precisa descrizione dei comportamenti mobbizzanti subiti dal lavoratore e l'indicazione di tutte le prove a disposizione, compresi i testimoni. Non è infatti possibile, nelle cause di lavoro, indicare testimoni e produrre documenti successivamente al deposito del ricorso che dà inizio al processo.
Alla prima udienza è importante che siano presenti entrambe le parti personalmente, in quanto il Giudice chiede al lavoratore e al datore di lavoro se siano disposti a trovare un accordo ed, eventualmente, formulare lui stesso una proposta di conciliazione.
Se non si trova un accordo viene fissata una nuova udienza per sentire i testimoni.
Sentiti i testimoni, se il Giudice ritiene i fatti di causa sufficientemente dimostrati e chiariti, fissa un'ulteriore ultima udienza per la discussione della causa, alla quale può essere presente solo l'avvocato.
Le cause di lavoro generalmente non hanno tempi molto lunghi in quanto il processo del lavoro è caratterizzato da poche udienze e da pochi atti rispetto al comune processo civile. Si parte da un minimo di 1 anno per finire a circa 3 anni, per il primo grado.
Se si decide di andare in appello, benché la sentenza di primo grado sia già efficace in via provvisoria, i tempi si allungano. Idem se si decide di andare anche in Cassazione.
Il costo per fare una causa di lavoro varia a seconda dell'importo del risarcimento per danno che si chiede e a seconda del reddito del lavoratore. Infatti, la tassa di avvio del giudizio (il "contributo unificato") viene calcolata a scaglioni secondo il valore del diritto fatto valere ed è dovuta solo se il lavoratore ricorrente gode di un reddito (considerato come somma delle entrate di tutto il nucleo familiare) pari o superiore a una determinata cifra (circa 34000€).
Esempi di costo del contributo unificato per una causa per mobbing:
- circa 118,50 € per un risarcimento che vale da 5.000 a 26.000 €
- circa 259,00 € per una richiesta di risarcimento di valore compreso tra 26.000 a 52.000 €
Per vincere la causa di mobbing è importante essere in possesso di prove inoppugnabili. Qualora il datore di lavoro non si costituisce in giudizio (ma mnella maggior parte dei casi si costituisce e si difende dalle accuse) le possibilità di successo saranno maggiori, ma non si avrà comunque la certezza di vincere la causa per mobbing.